Il ricorso alla fotografia per fini di documentazione e rappresentazione degli edifici monumentali veniva infatti caldeggiato da qualche anno sia in ambiente comasco che milanese. Probabilmente fu proprio Giuseppe Mongeri a indicare Carlo Lose per l’esecuzione di alcune riprese ad Agliate.
In questo periodo la fotografia venne molto esaltata per le sue capacità di ritrarre: “similissima al vero la fisionomia… di un edificio con tutti quei minimi particolari di forma e di materiale struttura che, in mancanza di documenti, sono gl’indizii più sicuri da cui poterne argomentare il tempo almeno approssimativo di sua costruzione, e insiememente costituiscono il più giusto criterio ove occorra di por mano a restaurarli”.
Come già accennato, il 18 dicembre 1873 don Vitaliano Rossi, ispettore agli scavi e ai beni archeologici del circondario di Monza, arrivò ad Agliate con il segretario della Consulta e con il fotografo Carlo Lose.
Le inquadrature scelte da Carlo Lose per la documentazione del complesso basilicale riguardano la facciata della chiesa, l’abside principale, l’abside della navata destra e il Battistero, tutti ripresi dall’esterno.
Evidente, nella fotografia della facciata, la copertura a due grandi spioventi e la presenza del campanile seicentesco che aveva portato a murare l’ingresso di destra per problemi di stabilità. In facciata, insieme alle vistose lacune, si notano numerose aperture posticce.
Le immagini delle absidi mostrano come la zona posteriore fosse adibita a orto: ciò è spiegato dalla presenza di alberi da frutto, muretti e tettoie e dal uso dei muri del Battistero (privi di intonaco) come supporto per i tralci delle viti.
Il Battistero viene mostrato ancora imprigionato dalla canonica, dai rustici e dalla sagrestia.
Purtroppo dell’interno non si hanno né notizie né immagini fotografiche.